SIMONE ZANIN
Edizioni del Leone, Venezia 2007
Ritrovare in se stessi - pur in giovanile età - la narrabilità del Tempo. Un tempo inteso non solo come rievocazione di avvenimenti lontani, ma come constatazione del "presente" confrontato col "passato", ma piuttosto come solidificazione attuale di una condizione di vita percettiva e reale, vergine, non mutilata dalle ferite inferte dalla guerra, di una Storia infinita, ancora immersa in una grav, quantità di piaghe che a tutte le nostre città sta, ancora una volta, deturpando il volto. Simone Zanin, con il suo volume Studi, si addentra così in un mondo di cui, lui, non ne ha vissuto la Storia personalmente, ma di cui ha vasta conoscenza, grazie agli studi scolastici ai racconti della gente e alla sua approfondita cultura. Sicuramente, il campo del Sapere è stato esplorato da lui con molta passione.
Il risultato delle sue analisi, racchiuse in uno strano, estroso e particolare ambito poetico tutto personale, ma non fuori da coodinate geografiche precisabili, quindi riconoscibili, è quello di un diarismo reale per l'attualità del momento, carico di problemi, d'incognite e ugualmente reale per quanto è accaduto in questa nostra Terra di Santi, di Navigatori e di Poeti, settanta anni fa. Perché l'autore mette nel giusto conto anche l'assunzione trasfigurata dei tempi e delle relative realtà epocali, con un effetto complessivo di essenzialità, ma aggiungendo anche, in un certo modo, una sua intima solennità fantastica, un suo intimo quadro sentimentale che evidenzia sentimento d'amore, cosa assolutamente normale e quasi necessaria nella vita di un giovane studente. Ma l'argomento, pur essendo interessante, perché l'amore, che è il motore che fa girare il mondo, non è mai una trascurabile sciocchezza, fa solo da "contorno" alle liriche che esprimono il vero concetto del profondo interesse sociale del poeta! Perché l'esplorazioene estensiva delle immagini di luoghi reali che egli dà, scende sulle pagine con un segreto senso di rigetto per tutte brutture che feriscono la carne viva di questa nostra terra, quasi quanto le dolorose lacerazioni del passato. Un passato che, seppure ricoperto di sangue, siamo riusciti a lasciarlo alle nostre spalle, spezzando il cordone obelicale della nostra terribile tragedia.
Ma in ogni poesia di Simone Zanin, soprattutto in quelle che si riferiscono proprio alla terra nostra per cui tanto sangue è stato versato e che oggi, la si guarda con un forte batticuore, mentre coinvolti in una serie di pensieri vari, ci chiediamo: "Ma è veramente nostra? Ma per quanto, ancora, ci apparterrà?" Nuvole nere che passano nell'azzurro del nostro cielo! Nuvole... Eppure le liriche del poeta, sono i fotogrammi della realtà odierna, sono anche la descrizione dell'aridità di questo nostro tempo, dove la solitudine fa tante vittime, quante ne fa una mortale epidemia... E stando così le cose, il silenzioso timore che serpeggia fra i versi di Simone Zanin, senza per altro essere espresso con negativi sensi di rigetto, riporta ugualmente a ridare un'occhiata ancora ad un argomento che scotta...
Un ulteriore Studio della situazione non farebbe male e potrebbe anche illuminara suggerirci il modo di riportare, pacificamente, le nostre città e i nostri paesi ai sacri valori che, un tempo , erano la nostra vera ricchezza. Ma sarà davvero possibile rimettere ordine in questo stato di caos, di ambiguità, di paura? Una paura molto temibile, per una sua possibile esplosione... Ma la civile e corretta personalità del poeta, non può che rassicurarci, parlandoci di speranze.
Da parte mia, aggiungo che il futuro è nelle mani delle nuove generazioni. Noi, i nostri "inferni", li abbiamo vissuti e rivissuti. Aggiustare il mondo non è più compito nostro. Come il poeta spera, spero anch'io, ma dico anche che molto si dovrà fare, molto si dovrà "studiare", per riaccostarsi alla grandezza del bene, per riconquistare l'amore per la terra che ci è Madre e di cui, malgrado i grandi errori della Storia, gli onesti saranno sempre fieri di essere suoi figli!
Flavia Lepre su Radio Rai 3 (pubblicata anche su literary.it